Comprende specie di habitat marginali, ruderali, eppure ricche di principi nutritivi di grande valore, come quinoa e amaranto. Ne fanno parte spinaci, bietole, barbabietola, ma anche piante raccolte in natura: buon enrico, farinello.La quinoa (Chenopodium quinoa) è stata una delle principali colture delle civiltà pre-Colombiane, sostituita dai cereali all'arrivo degli spagnoli. Consumata dagli indigeni come un cereale, fu domesticata in un'area sulle Ande compresa tra il Perù e la Bolivia. Prima della coltivazione, era già raccolta come erba spontanea per le foglie e i semi. Ha ben 4 aminoacidi.La sua domesticazione ha comportato numerose modifiche rispetto al progenitore selvatico: una spiga più compatta, pigmentata, che non perde i semi a maturazione e con semi più grossi.L' Amaranto (Amaranthus sp.), da cibo povero andino a pianta preziosa per la dieta occidentale, sta conquistando nuovi spazi. È uno pseudocereale ricco di proteine, di lisina (aminoacido essenziale), di Ca, Fe, Mg, fibre. In Pianura Padana può dare 2 raccolti. Tre le specie interessanti: Amaranthus caudatus, A. cruentus, A. hypochondricus.Lo spinacio (Spinaca oleracea) ha origini persiane. Pianta consigliata per stipsi, malattie coronariche e salute degli occhi, è invece sconsigliata in caso di calcolosi: contiene acido ossalico che, unendosi ai minerali presenti nella pianta, forma ossalati, limitando l’assorbimento dei minerali stessi.