Il luppoleto


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I luppoleti sono parte integrante dei paesaggi agricoli nordici, dove si ha più dimestichezza con la birra che con il vino. L’architettura è a filare, con grossi pali di castagno e tiranti in filo di ferro, per condurre la crescita annuale di una specie particolarmente vigorosa e apparentemente disordinata anche in ambiente naturale.
Allo stato spontaneo il luppolo cresce ai margini dei boschi e sulle siepi campestri, è una pianta opportunista preziosa per l’Uomo perché dà sapore alla birra, è officinale e alimentare.
Il luppoleto di Astino è condotto biologicamente, è il primo della Bergamasca ed è destinato a diventare componente di una birra biologica. 5 sono le cultivar introdotte, di origini americane, cecoslovacche e tedesche. I nomi sono Saaz, Chinook, Cascade, Columbus e Nothern Brew.
Dall’apparato radicale perenne ogni anno si sviluppa un folto intrico di rami erbacei, da cui a settembre si raccolgono le infiorescenze quando è visibile nei coni la luppolina, una polverina gialla.
Poiché la pianta è dioica, con fiori maschili e femminili su esemplari differenti, qui si coltivano solo piante femmine, poiché sono dotate delle ghiandole secernenti gli aromi apprezzati nella birra. La coltivazione di more e lamponi è anch’essa destinata a fornire ulteriori aromi alla birra Elav, l’azienda che conduce il luppoleto.