La Valle di Astino era un sistema agricolo e forestale a servitù del Monastero e il paesaggio visibile ancora oggi ricorda l’assetto originario. L’economia del luogo gravitava sul Monastero, proprietario di campi e cascine, e titolare dei contratti agricoli stipulati con i contadini che, con le loro famiglie numerose, abitavano nelle cascine circostanti. Nelle linee essenziali si riconoscono la piana agricola ondulata, i solchi del reticolato idrico, i filari di alberi e arbusti, i terrazzamenti di versante, le cascine, le aree boscate. Ma il paesaggio di oggi è solo un’evocazione di quello del passato. Per secoli e fino quasi alla metà del secolo scorso gli appezzamenti di terreno erano, infatti, di piccole dimensioni e affidati a singole famiglie contadine, il reticolato idrico era fitto e l’aspetto complessivo era di un grande vigneto con coltivazioni intercalate alle file di viti. Gli alberi da frutta erano piantati soprattutto nelle vicinanze degli edifici: erano noci, meli, pruni, peri. Qualcuno, come vedremo, è sopravvissuto fino ai giorni nostri. Il bosco era tutelato, forniva strame per le stalle, legname da costruzione, paleria per la vite, legna per riscaldamento e altro. Era considerato un bene preziosissimo.